“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Costituzione della Repubblica Italiana Principi fondamentali, Articolo 3
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non meramente l’assenza di malattia o infermità ’’ Il merito: considera la salute come concetto multidimensionale in cui corpo, mente e relazioni sono coinvolti."
Organizzazione Mondiale della Sanità (1948)
Disabilità ed Esclusione Sociale: i dati
Nel mondo le persone con disabilità sono poco meno di un miliardo (circa il 15% della popolazione mondiale - World report on disability, World Health Organization, Geneva, 2011) [...]. Il 90% delle persone con disabilità non ha accesso a servizi, più dell’85% nel mondo non ha un impiego e meno del 5% dei minori con disabilità può accedere ad una educazione formale. Esse sono quasi sempre escluse dai benefici dello sviluppo.
La condizione di disabilità è pertanto sia causa, sia effetto di povertà in quanto le persone con disabilità sono soggette a discriminazioni ed a mancanza di pari opportunità. Tale situazione produce una limitazione alla partecipazione sociale violando ogni giorno i diritti umani delle persone con disabilità.
La visione negativa che la società trasferisce sulle persone con disabilità produce un fortissimo stigma sociale che ha conseguenze in tutti i campi della vita economica, culturale, politica e sociale. In caso di guerra, di catastrofi naturali e umane le persone con disabilità sono le prime a patire le terribili conseguenze delle emergenze, spesso con la morte e la mancanza di attenzione alla loro condizione.
Per questo le persone con disabilità rappresentano i più esclusi fra gli esclusi, i più discriminati fra i discriminati, i più poveri tra i poveri. In termini quantitativi i circa 800 milioni di persone con disabilità che vivono nei paesi partner rappresentano più di un quarto dei più poveri del mondo.
La disabilità in Italia
"Lo sviluppo delle politiche sulle disabilità in Italia si è articolato secondo percorsi lunghi e complessi a partire dai primi anni del Novecento. Con la Carta Costituzionale sono stati riconosciuti alcuni principi che attengono alla disabilità, primi fra tutti l'uguaglianza effettiva di tutti i cittadini e il diritto all'istruzione e al lavoro. L'articolo 38, in particolare, recita: "Gli inabili e minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale". Tuttavia gli interventi normativi sono rimasti a lungo frammentari e si è consolidata negli anni la pratica della 'monetizzazione dell'handicap' come risposta ai bisogni e alle esigenze delle persone con disabilità e delle loro famiglie. In questo periodo il trattamento delle persone disabili ha teso a favorire una loro separazione dai contesti ordinari della società."
"Soltanto nel corso degli ultimi decenni, l'attenzione delle istituzioni pubbliche si è progressivamente evoluta, anche in risposta alle crescenti sollecitazioni pervenute dalle sedi internazionali e dalla società civile. Si è andato via via determinando un miglioramento delle condizioni di vita delle persone con disabilità e uno sviluppo del processo di integrazione sociale. Le politiche centrate sull'istituzionalizzazione e l'assistenzialismo sono state gradualmente superate promuovendo politiche di pari opportunità e stimolando la realizzazione di buone prassi, sulla base di una sempre maggiore responsabilizzazione delle istituzioni, dell'associazionismo e del privato sociale, grazie a un effettivo esercizio della partecipazione ai processi tanto decisionali quanto realizzativi delle politiche.
Il cardine della vigente legislazione è la "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate" (l. 5 febbraio 1992, nr. 104, successivamente integrata con la l. 21 maggio 1998, nr. 162), che ha segnato il passaggio dallo Stato assistenziale allo Stato sociale, predisponendo condizioni strutturali a livello normativo per offrire risposte adeguate e mirate alle diverse esigenze delle persone in situazione di handicap. La legge, che consta di 44 articoli, ha affrancato la persona con disabilità dallo stereotipo della 'diversità', enunciando principi, riconoscendo i diritti di cittadinanza, individuando interventi, prevedendo servizi che assicurano l'autonomia e l'inclusione sociale. Essa regolamenta in maniera puntuale ogni aspetto della disabilità indicando procedure e misure nel campo della prevenzione, della cura, della riabilitazione, dell'educazione attraverso un sistema coordinato di rapporti e puntando sul ruolo attivo delle famiglie e dell'associazionismo quali attori indispensabili per il raggiungimento delle finalità previste; ha disposto strumenti e modalità operative a sostegno della famiglia e della vita indipendente della persona disabile, con particolare riguardo a quanti si trovano in situazione di handicap grave, e ha individuato nell'attività coordinata delle istituzioni centrali e delle autonomie locali i percorsi operativi necessari per realizzare la loro effettiva e imprescindibile esigibilità; ha definito le modalità di intervento di tipo assistenziale, indicando la tipologia di prestazioni e servizi volti a favorire l'integrazione sociale (affidamenti e inserimenti presso persone e nuclei familiari, centri socio-riabilitativi ed educativi diurni, comunità alloggio, case famiglia).
In linea con i più avanzati obiettivi che la comunità internazionale ha posto ai governi nella definizione delle politiche nazionali in favore delle persone con disabilità, il quadro giuridico definito con la legge 104/92 e successive modificazioni sollecita un approccio olistico alla persona, a partire dalla sua nascita, dal contesto di riferimento, dalla presenza in famiglia, per assicurare concreti percorsi di integrazione sin dal primo ingresso nel sistema scolastico e poi, a seguire, nel mondo del lavoro; insiste sulla necessità di rimuovere le situazioni invalidanti e di predisporre interventi che evitino processi di emarginazione; chiarisce che la persona con handicap è considerata tale quando la minorazione di cui è portatrice causa delle difficoltà e può determinare processi di svantaggio sociale. Dall'emanazione della legge sono stati raggiunti considerevoli traguardi in molti ambiti, ma i risultati conseguiti non possono considerarsi pienamente soddisfacenti in termini qualitativi e quantitativi e richiedono ancora uno sforzo a livello culturale, normativo, amministrativo e operativo." (Continua a leggere, cliccando qui. Fonte: treccani.it)
Disabilità: un approccio rinnovato
L'ICF (2001) è la Classificazione Internazionale del Funzionamento, Disabilità e Salute. Ha un approccio multifattoriale e multidimensionale, definito bio-psico-sociale:
Si è assistiti, negli ultimi anni, ad un ulteriore passo avanti in termini concettuali rispetto ai diritti delle persone con disabilità, passando dal concetto di 'integrazione' al concetto di 'inclusione: