È importante conoscere le varie tipologia di disabilità per orientare l’approccio.
La disabilità motoria comprende un’ampia varietà di condizioni il movimento può essere danneggiato.
È una disabilità grave in quanto colpisce la dimensione relazionale e comunicativa dell’individuo, il suo essere in società.
Anche le persone con protesi acustiche hanno difficoltà a recepire integralmente il parlato, cerca quindi di attenerti alle stesse precauzioni. Se necessario, usa preferibilmente una mascherina trasparente per comunicare con le persone sorde o con ipoacusia.
In caso di presenza di persona non vedente con cane guida
Risulta dall'insieme dei deficit dello sviluppo cognitivo e socio-relazionale. Le abilità mentali incidono sugli ambiti concettuale, sociale, pratico.
I linguaggi si distinguono in verbale, non verbale e paraverbale.
La comunicazione verbale, che utilizza il linguaggio orale o scritto, rappresenta la più diffusa modalità di comunicazione di esperienze fra gli esseri umani, utilizzata per semplificare la realtà, per organizzarla, per analizzarne e definirne i tratti fondamentali, per ricordare le esperienze passate e proiettarsi nel futuro. Essa presuppone scelte lessicali che definiscono l’uso di alcuni termini piuttosto che altri e la costruzione logica delle frasi.
Il linguaggio verbale assolve a numerose funzioni:
Funzione ideativa: permette di esprimere agli altri le proprie esperienze e idee, di
condividere le proprie conoscenze, di scambiarsi informazioni sulla realtà in cui si vive e si agisce; Funzione interpersonale: permette agli individui di interagire con gli altri, stimolare le loro
reazioni, creando un continuo feedback, ricco anche di connotazioni empatiche/affettive;
Funzione educativa: l’educazione si basa soprattutto sull’interazione verbale: le conoscenze degli altri vengono trasmesse attraverso comunicazioni orali e scritte, permettendo di utilizzarle a proprio vantaggio, sia per conoscere la realtà circostante, sia per risolvere in modo più efficace i
problemi;
Funzione testuale: consente di stabilire legami fra le varie parti di un messaggio e il contesto
in cui esso viene manifestato. Il linguaggio è un insieme di segni dotati di significato; esso favorisce il ragionamento, la riflessione, lo sviluppo del pensiero logico;
Funzione simbolica: permette all’individuo di esprimersi ricorrendo ai simboli; si rappresenta un oggetto, una persona, una situazione mediante un simbolo verbale, che diventa un legame psicologicamente necessario per indicare quell’oggetto, quella persona o quella situazione.
Linguaggio verbale: caratteristiche
È il linguaggio dell’uomo ed è formato di parole:
Non si deve ovviamente confondere il linguaggio verbale, definito come sistema organizzato di parole, con la lingua, che è il prodotto di un determinato gruppo etnico o sociale di persone in una precisa situazione storico-ambientale e rappresenta il più complesso sistema di segni, le parole, organizzato tramite una rete di relazioni e di combinazioni, per mezzo del quale gli appartenenti ad una collettività comunicano tra loro.
Una forma specifica di linguaggio verbale sono i linguaggi di settore o specialistici, creati per soddisfare le esigenze comunicative di alcuni settori di attività o professioni.
Il linguaggio, strumento flessibile, si adegua ai bisogni provenienti dai diversi ambiti di azione dell’uomo e si specializza creando espressioni e parole con nuovi o specifici significati.
Il fenomeno della settorialità e della specializzazione interviene soprattutto sul piano lessicale (delle parole, dei vocaboli) e dei modi di dire con i cosiddetti tecnicismi: di questi, alcuni sono necessari, sia perché nel linguaggio comune non esistono espressioni equivalenti, sia per rapidità di espressione, sia perché rivolti ad interlocutori con i quali si condivide un “codice lessicale”.
Un esempio è dato dal linguaggio medico, che è un linguaggio di tipo misto, perché utilizza anche parole ed espressioni di altre lingue antiche latine o greche o moderne, come l’inglese. Il linguaggio medico fa parte dei cosiddetti tecnicismi collaterali in quanto utilizza termini caratteristici di un certo ambito settoriale, che però sono legati non a effettive necessità comunicative bensì all’opportunità di adoperare un registro elevato, distinto dal linguaggio comune.
Così, un malato dirà che sente (avverte, prova) un forte dolore allo stomaco, mentre in una cartella clinica il medico tradurrà questo sintomo più o meno così: «Il paziente accusa (o lamenta, riferisce) vivo dolore nella regione epigastrica». Accusare (lamentare, riferire) vivo, come attributo preferenziale, accompagnato a dolore per qualificarne l’intensità e la regione per indicare un certo distretto anatomico sono altrettanti tecnicismi collaterali. Potrebbero essere sostituiti o tradotti in forme condivise dal linguaggio comune, ma sono tipici dello stile espositivo dei medici.
Il linguaggio medico, tuttavia, se non giustificato da reali esigenze comunicative, come può avvenire essenzialmente nel rapporto tra professionisti sanitari ed utilizzato in eccesso o impropriamente nel rapporto di cura (poiché mittente e destinatario non utilizzino lo stesso codice per produrre ed interpretare il messaggio), rappresenta un ostacolo alle relazioni e ai rapporti con i pazienti.
Per esempio per indicare l’osso del braccio dobbiamo servirci del tecnicismo “omero”, che non crea problema di comprensione se rivolto a un altro professionista ma che potrebbe non essere compreso appieno da un “profano”, per cui è necessario, se l’interlocutore è un paziente, decodificare il termine ricorrendo a una perifrasi magari accompagnata da gesti quale: “l’osso del braccio, qui”.
Linguaggio non verbale
E’ un linguaggio “di relazione”, legato alla postura, ai movimenti, alla posizione occupata nello spazio; sostiene, completa o a volte contraddice la comunicazione verbale fungendo da canale di
dispersione, in quanto, essendo meno facile da controllare rispetto alla comunicazione verbale, lascia filtrare contenuti profondi. La comunicazione non verbale può esistere anche in assenza di comunicazione verbale, poiché, in alcuni contesti, può trasmettere messaggi altrettanto significativi.
La comunicazione non verbale comprende:
Il linguaggio silenzioso o linguaggio corporeo, include:
Il linguaggio paraverbale
E’ legato agli aspetti vocali quali il timbro, il tono, il volume, il ritmo della voce, le pause, l’enfasi; permette di trasmettere con maggiore efficacia il messaggio che vogliamo comunicare al nostro interlocutore e di dare risalto ad un concetto piuttosto che ad un altro. Un buono uso del linguaggio paraverbale, cioè il modo in cui qualcosa viene detto, consente di migliorare l’efficacia della comunicazione con un singolo interlocutore o in un gruppo.
Il timbro è l’insieme delle caratteristiche individuali della voce, possiamo definirlo come il colore della voce e può influire molto su noi stessi e sugli altri.
Il tono è principalmente un indicatore dell’intenzione e del senso che si dà alla comunicazione. Con differenti toni di voce si possono esprimere diversi tipi di emozioni: entusiasmo, disappunto, interesse, noia, coinvolgimento, apatia, apprezzamento; viene influenzato da fattori fisiologici (età, costituzione fisica) e dal contesto.
Il volume riguarda l’intensità sonora, il modo di calibrare la voce in base alla distanza dall’interlocutore e in base all’importanza dell’argomento trattato; una persona che si trova a parlare con un superiore tenderà ad avere una frequenza di voce più bassa rispetto al normale.
Il ritmo conferisce in un discorso maggiore o minore autorevolezza alle parole pronunciate. Le pause, la lentezza o la velocità nel comunicare possono servire come fattori che sottolineano, accentuano o sfumano il significato delle parole.
La comunicazione interpersonale generalmente utilizza i tre linguaggi sopra descritti: verbale, non verbale, para verbale. A conferma del fatto che nel rapporto con gli altri giocano un ruolo determinante non solo il linguaggio verbale, come
erroneamente si crede, ma anche quello non verbale e
paraverbale, si cita lo studio effettuato già negli anni ’70 da Albert Mehrabian7, il quale ha rilevato che nella comunicazione, soprattutto quella connotata da forte contenuto emotivo, la parte verbale della comunicazione non ha un ruolo centrale.
Secondo tale studio, soltanto il 7% della comunicazione sarebbe costituito dal contenuto semantico delle parole, mentre una percentuale maggiore sarebbe veicolata dal linguaggio paraverbale, particolarmente dalla mimica facciale, dalla gestualità, dai movimenti del corpo e dalle posture, dal contatto visivo e i movimenti oculari.
7 Albert Mehrabian, Nonverbal communication, Chicago, IL, Aldine-Atherton, 1972
Anche altri studi8 hanno verificato una maggiore rilevanza della componente non verbale, in alcuni dei quali si ipotizza una rilevanza del non verbale superiore al 60%
fonte:
Comunicazione e perfomance professionale: metodi e strumenti. Ministero della Salute, 2015