Michelangelo Gratton, studioso e appassionato di fotografia tanto da farne un lavoro, è tra i fondatori del progetto Ability Channel, portale dedicato alla disabilità e partner ufficiale del Comitato Italiano Paralimpico, con il quale ha vinto il prestigioso Italian Paralympic Awards al festival del Cinema Sociale di Bari, realizzato in collaborazione con il Ministero delle Pari Opportunità nel 2014 e nel 2016. Realizzatore del lungometraggio “Io sono il colonnello” premiato come miglior film al MigrArti Film Fest. Nel corso del 2020 Michelangelo Gratton ha terminato il lungometraggio 50000 Passi e la prima serie Tv “Storie straordinariamente normali” dedicata al mondo della disabilità per Tv2000 e TimVision. È sostenitore della disabilità positiva, ossia la disabilità vista come una risorsa, Abili a proteggere condividendo pienamente questo concetto, ha voluto intervistarlo. Di seguito l'intervista realizzata il 1° aprile, disponibile in formato integrale e sottotitolata sul nostro canale YouTube Abili a proteggere.
Ability Channel è un magazine sulla disabilità positiva. Ci può spiegare cos'è e qual è la filosofia?
Ability Channel è un portale che ho fondato insieme ad alcuni amici nel 2011, che però da circa un anno non seguo più. La filosofia di fondo è lo slogan attuale della disabilità positiva: considerare i disabili persone e soprattutto risorse.
La storia stessa ci insegna che ci sono stati tantissimi personaggi che hanno fatto la differenza, che hanno realizzato cose belle e importanti per il mondo sia dal punto di vista delle scoperte o invenzioni scientifiche, ma anche nell’arte, basti pensare a Beethoven, che era sordo e componeva musica, o Stephen Hawking, che è stato uno scienziato di primissimo ordine. Essere persone con disabilità non preclude quindi, almeno in molti casi, la possibilità di incidere positivamente. Spesso nella società conosciamo molte iniziative realizzate non sapendo che l’autore è stata una persona con disabilità e questo dovrebbe essere in realtà il passaggio fondamentale. Quindi questa realtà che noi definiamo positiva mi piacerebbe che fosse anche a 360° pure nella comunicazione: per esempio, in questi giorni è in corso una discussione legata all'opportunità del Ministero della disabilità, se è ghettizzante, e ci sarebbe molto da parlare perché a volte le cose vengono filtrate anche da un pregiudizio politico, perché altrimenti anche la Paralimpiadi, se vogliamo, sono un ghetto.
Ha un progetto che più di altri vorrebbe realizzare sulla disabilità?
Nell'anno appena passato ho realizzato la mia prima serie televisiva che si chiama "Storie straordinariamente normali": sono storie di disabilità raccontate non attraverso un racconto cronologico della vita delle persone, ma partendo da concetti come la diversità o la bellezza raccontati dai protagonisti. La serie è stata trasmessa su TV2000 e attualmente può essere vista sulla piattaforma di TIMvision. Sono sei puntate da cui si può capire il motivo per il quale siamo usciti dal format tradizionale dell'incidente, la paura, la rinascita e poi il riscatto. Non vorrei essere frainteso però penso che le storie sono un po' tutte uguali perché dieci anni fa sembravano delle storie tutte straordinarie, poi ci si è accorti purtroppo che i disabili sono tanti e i percorsi che alla fine ognuno fa, seppur straordinari, si assomigliano, magari cambia il nome del personaggio, del protagonista però i passaggi sono simili.
Adesso stiamo studiando la possibilità di realizzare, insieme ad una casa di produzione di Roma con la partecipazione di OMAR, Osservatorio delle Malattie Rare, un progetto legato ai siblings, i parenti, fratelli e sorelle dei malati rari. Argomenti da sviluppare ce ne sarebbero tantissimi anche per quello che riguarda il vostro di lavoro.
Poi vorrei sviluppare un progetto, che trovo straordinario, sulle mamme, perché hanno un'enorme potenza emotiva. Forse si rischierebbe di essere sentimentali, ma trovo che quando una mamma racconta, forse anche delle volte esagerando rispetto a quelle che sono le preoccupazioni o le condizioni del proprio figlio o figlia, è straordinaria.
Negli anni il modo di percepire la disabilità e di considerare le persone con disabilità è cambiato nella società. Ha riscontrato questo cambiamento?
In genere tutto ciò che non si conosce un po' spaventa e quindi quando una cosa spaventa si cerca sempre di non affrontarla, però è indubbio che rispetto anche a soli dieci anni fa, ci sia maggiore consapevolezza. È innegabile che personaggi come Alex Zanardi o Bebe Vio hanno avuto una funzione importante nello sdoganare un messaggio, ma sarebbe bello che non ci si fermasse solo a loro, però è anche vero che ci deve essere pure un capofila, ci deve essere qualche personaggio riconosciuto che aiuta. Tutto deve partire dal basso e quindi se già a scuola si imparasse a studiare anche molti personaggi considerandoli semplicemente disabili, non come una pregiudiziale, ma semplicemente come un fatto così acclarato, ci si renderebbe conto che forse è più normale di quello che sembra e si accetterebbe la diversità molto più facilmente. Non c'è dubbio che c'è disabile e disabilità, quando noi diciamo "disabile" è un po' come dire l'uomo o la donna, poi però si può essere cinese, arabo, o nero, anche se biologicamente siamo tutti uguali; nella disabilità è un po' la stessa cosa. Per esempio una persona amputata e un malato di SMA vivono in condizioni e contesti totalmente differenti, come è molto più difficile un'interazione con un malato di SLA o con altre patologie più serie, rispetto anche ad una persona in carrozzina.
Come esperienza personale si è mai trovato in una condizione di emergenza? Saprebbe come comportarsi durante un terremoto o un’alluvione?
La domanda è interessante, ho dei ricordi avendo prestato servizio militare nei Vigili del Fuoco e sono stato al Centro documentazione e quindi ho seguito alcune vicende, però non posso dimenticare la frana di Tesero, come anche l'attentato al treno a San Benedetto Val di Sambro dove sono stato tra i primi ad arrivare e anche a fotografare, però erano fatti già accaduti quindi si camminava tra le macerie.
Visto che parliamo di disabilità, vorrei raccontare una storia. Qualche anno fa, in occasione di un anniversario delle Torri Gemelle, cercai informazioni legate proprio alle persone con disabilità nelle Torri Gemelle, perché non se ne era mai parlato: John D'Abruzzo, di origine italiana, pare sia stato l'unico disabile ad essersi salvato dal disastro delle Torri Gemelle. Questo, secondo me, dovrebbe aprire una riflessione, perché ovviamente nelle Torri Gemelle ogni piano aveva il suo punto di ritrovo per i disabili, per la loro evacuazione, quindi era tutto preparato e programmato - gli americani in genere da questo punto di vista sono molto organizzati. John D'Abruzzo è stato l'unico che è stato preso e caricato in spalla dai suoi colleghi, che l'hanno portato giù per le scale e si è salvato, mentre tutti i disabili che sono rimasti davanti agli ascensori in attesa che i soccorsi li venissero a prendere sono morti tutti. Questo per dire che a volte c’è una variabile e quindi poi sta alla fortuna, al buon senso, alla capacità di ognuno di prendere una decisione che poi si rivela corretta oppure fatale, è difficile.
Nella disabilità il discorso è complesso, c’è il tema della mappatura delle persone con disabilità, per conoscere dove vivono e la tipologia di disabilità perché in caso di soccorso bisogna sapere se una persona ha autonomia, se respira autonomamente o con difficoltà, se può camminare o meno, non è facile.
Niente di Speciale è la sezione del sito dedicato alle interviste della redazione Abili a proteggere, perché non esistono bisogni speciali ma specifiche necessità.
Si ringrazia il fotografo e videomaker Michelangelo Gratton per la disponibilità e cortesia dimostrate.
Link utili: Michelangelo Gratton, Ability Channel, Storie straordinariamente normali Timvision
Fonte foto: Storie straordinariamente normali - TV2000, Ability Channel