La Redazione di Abili a proteggere ha intervistato il 21 maggio Maurizio Fiorda, il presidente di CIVES, Coordinamento Infermieri Volontari Emergenze Sanitarie, associazione di volontariato nazionale, articolata su base provinciale e formata da infermieri iscritti agli Ordini provinciali OPI. L'associazione CIVES è attiva nell'ambito delle attività di protezione civile ed emergenza sanitaria in Italia e all'Estero, ed è stata da subito schierata in prima linea durante l’emergenza Covid-19. Dal 2010 ha una propria Colonna Mobile Nazionale che di anno in anno si arricchisce di nuovi mezzi e attrezzature e dal 2013 risulta iscritta nell'Elenco Nazionale della Protezione Civile, attivo per ottimizzare la disponibilità dei professionisti infermieri. Di seguito l'intervista, disponibile anche sul canale Youtube di Abili a proteggere.
Quali richieste più frequenti avete ricevuto e da quale fascia di popolazione vulnerabile?
Cives è un'associazione di infermieri prettamente legata a questa professione e quindi ci siamo messi subito a disposizione della Protezione civile, facciamo parte della colonna mobile, quindi siamo stati inizialmente attivati negli aeroporti e poi dopo negli ospedali, soprattutto del nord. Per quanto riguarda, invece, il territorio, abbiamo anche un'organizzazione di associazioni Cives territoriali: il contatto è stato con i C.O.C. comunali e con le Asl territoriali e il nostro intervento è stato a favore delle persone fragili, anziane soprattutto e con disabilità. In collaborazione con le Asl di riferimento, la nostra azione è stata prettamente sanitaria, come ad esempio l'attività di screening con i tamponi.
Le difficoltà riscontrate sono state soprattutto legate al lockdown, al fatto che comunque le persone con disabilità o anziani spesso rimanevano isolati e quindi, a seconda del tipo di disabilità o fragilità, chiaramente erano più o meno importanti le necessità: dalle richieste di trasporto alla consegna dei farmaci e di generi alimentari, unendoci ad altre associazioni non prettamente sanitarie e mettendoci a disposizione nell'ambito sanitario sia nazionale che territoriale. L'emergenza legata al Covid-19 è stata particolare quindi abbiamo risposto come volontari alle necessità della popolazione.
Essendo sanitari, eravate preparati a rispondere alle necessità delle persone con disabilità?
Sì, abbiamo nel nostro background l'assistenza alle persone e l'attività infermieristica è molto legata alle fragilità, questo in ambito clinico, ma soprattutto in ambito territoriale. Questa emergenza ha posto l’attenzione sulla necessità di avere, sul territorio nazionale, un'assistenza dedicata al territorio, perché gli ospedali garantiscono le acuzie però poi il territorio è quello che necessita effettivamente, soprattutto in questa seconda fase, di un'assistenza sia specialistica come la nostra, ma anche del volontario generico.
Che consiglio si sentirebbe di dare per affrontare questa fase 2?
Sicuramente posso dare il consiglio di ascoltare le notizie dalle fonti ufficiali, questo è importante, tralasciando le voci e notizie poco chiare. Per qualsiasi richiesta, bisogna avere sempre come riferimento sia il proprio medico, gli ospedali nelle vicinanze e le associazioni di volontariato con cui hanno avuto contatti durante l’emergenza. Il distanziamento, l'igiene, sono tutte indicazioni che come Cives abbiamo promosso, anche attraverso la stipula di un protocollo di comunicazione semplice perché potesse arrivare a tutti, sul lavaggio delle mani ad esempio, sembra una cosa banale, ma in realtà è molto efficace sia nella prima che in questa seconda fase di questa emergenza molto particolare.
L'intervista è disponibile nella versione integrale e sottotitolata sul nostro canale youtube Abili a proteggere. Niente di Speciale è la sezione del sito dedicato alle interviste della redazione Abili a proteggere, perché non esistono bisogni speciali ma specifiche necessità.
Ringraziamo il Presidente della CIVES Maurizio Fiorda per la disponibilità e collaborazione dimostrate.
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