Residenze e centri diurni dedicati a persone con disabilità, persone non autosufficienti in assistenza domiciliare, persone con disabilità che presentano comorbilità a maggior rischio, persone con disabilità intellettiva e relazionale: se ne occupa espressamente il documento sul vaccino anti Covid “Copertura vaccinale contro il SARS-COV-2. Basi bioetiche per un patto di salute”, approvato nei giorni scorsi dal Comitato Sammarinese di Bioetica, organismo che sin dagli esordi del proprio operato ha dedicato costante attenzione alle tematiche della disabilità, inserendola in ogni proprio documento.
«Tra i soggetti destinatari delle prime dosi del vaccino vanno anche incluse tutte le persone e gli operatori delle residenze e dei centri diurni dedicati a pazienti con disabilità, considerando sia l’alto rischio di insorgenza di focolai nelle strutture chiuse, sia la precaria condizione di salute degli ospiti. Nella seconda fase della campagna vaccinale, poi, insieme a chi è a diretto contatto con esse, assistenti domiciliari o privati, vanno inserite, in primis, le persone non autosufficienti, quelle in assistenza domiciliare perché solo parzialmente indipendenti dall'aiuto esterno e quelle con disabilità che presentano comorbilità a maggior rischio, (ovvero) persone immunodepresse o con esiti di patologie oncologiche o altre particolari affezioni che aumentano il rischio di malattia in caso di contagio»: è quanto si legge nel paragrafo dedicato alle persone con disabilità dal documento "Copertura vaccinale contro il SARS-COV-2. Basi bioetiche per un patto di salute». «La comunicazione pubblica sulla pandemia, sui vaccini e sui relativi rischi deve garantire l’accessibilità e la fruibilità dell’informazione all'intera popolazione attraverso appropriati strumenti, prevedendo fra l’altro l’utilizzo della lingua dei segni e della sottotitolatura per le persone sorde e ipoudenti».
Rispetto alle persone non autosufficienti e a quelle con disabilità che presentano comorbilità a maggior rischio, di cui si è detto inizialmente, il Comitato sottolinea che «tutte loro sono doppiamente esposte ai pericoli dell’infezione sia perché le condizioni di salute possono peggiorarne il decorso di malattia, sia perché un quadro patologico complesso influenza negativamente il tipo e la qualità di vita dei diretti interessati e dello stesso personale di assistenza, specialmente se di ambito familiare.
A tal proposito, «degno di particolare nota» viene ritenuto «il caso delle persone con disabilità intellettive, relazionali o psicosociali, nelle quali il rischio di contagio è per sua natura superiore alla media, per l’estrema difficoltà a rispettare le misure di protezione individuale, a causa dell'incapacità del soggetto di collaborare con il personale sanitario o di assistenza, specie quando non può essere assicurata la presenza di chi presta loro assistenza abitualmente.
Nella somministrazione del vaccino a persone con disabilità intellettiva e relazionale – conclude il capitolo dedicato alle persone con disabilità – il personale addetto dovrebbe avere una formazione sul modello di altre esperienze analoghe oppure farsi aiutare da chi assiste quelle persone».
Fonte: Copertura Vaccinale Sars-cov-2 Basi Bioetiche per un patto di salute, Superando
Link utili: Comitato di Bioetica RSM, Campagna vaccinale RSM
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