La redazione di Abili a proteggere ha intervistato giovedì 24 maggio a Morrovalle (MC) Consuelo Agnesi, architetto per la progettazione inclusiva e accessibilità e membro dell'Osservatorio sulla Sicurezza e il Soccorso alle persone con esigenze speciali del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Riportiamo qui alcuni punti focali dell'intervista.
Come pensi che i principi dell’Universal design possano aiutare a creare consapevolezza negli sviluppatori di tecnologie assistive?
Secondo me basterebbe una sola parola. Secondo me per muovere l’intero processo della progettazione la parola è ascolto. Semplicemente perché oggi si tende troppo a progettare in maniera standard per l’uomo standard che però di fatto non esiste. Esistono contesti, persone, progetti diversi quindi non riesco a capire perché oggi si tende sempre ad usare uno stereotipo come l’uomo vitruviano per eccellenza, la perfezione, quando in realtà siamo tutti diversi. Per cui secondo me i principi dell’universal design in questo caso sono degli strumenti, delle linee guida che in mano a progettisti, sviluppatori devono diventare dei progetti per le persone con le persone. Bisogna avere empatia, bisogna partecipare, bisogna soprattutto stare attenti a chi ci troviamo davanti, ascoltare le esigenze specifiche della persona, perché in fondo noi siamo quelli che influenzano in qualche modo il vivere quotidiano di una persona, perché noi obblighiamo a vivere in quel posto con quelle determinate condizioni invece dovremmo garantire la possibilità a tutti di vivere e di muoverci liberamente e in sicurezza in qualsiasi ambiente.
Come dovrebbero essere allertate le persone sorde durante le emergenze?
Posso partire direttamente dalla mia esperienza personale proprio perché io ho cominciato a farmi queste domande. La prima cosa che ho fatto è stata cercare di sviluppare un ambiente che fosse accessibile alle persone con disabilità uditiva perché mi sono resa conto quando si parlava di accessibilità che mancava proprio questo elemento. Partendo dall’esempio dell’ascensore in cui sono rimasta bloccata mi sono detta che bisogna trovare una risposta a questa esigenza e quindi ho sviluppato un sistema che consente la traduzione e la codificazione visiva di tutti gli allarmi all'interno di un qualsiasi ambiente che sia pubblico o privato quindi si avrà la traduzione sia visiva che a vibrazione o attraverso il cellulare o le luci di tutti gli allarmi, dalla perdita dell’acqua, all'allarme antincendio e in questo modo sono riuscita a risolvere questa situazione di base. La cosa interessante è stata che quando ho iniziato a lavorare su questo progetto l’avevo pensato per risolvere un problema delle persone sorde, ma strada facendo è diventata una soluzione per tutti. Quindi in una situazione di emergenza ordinaria, come ad esempio un’evacuazione o un allarme antincendio è importante che ci sia una comunicazione sia attraverso la segnalazione visiva che attraverso la vibrazione o con altre modalità che non siano solo sonore. Non tutte le situazioni di emergenza però sono uguali perché se parliamo di comunicazioni straordinarie come durante un'alluvione o un terremoto il discorso cambia completamente perché in quelle situazioni la tecnologia non sempre arriva, perché in un momento come il terremoto non sempre possiamo fare affidamento sulla tecnologia, magari nella comunicazione di preallarme, ma in quel caso è una situazione completamente diversa, quindi bisogna trovare un’altra strategia di comunicazione nel momento dell’emergenza.
Quali sono le modalità di comunicazione da usare nel quotidiano e ancor di più in una situazione di emergenza?
Vorrei raccontare un’esperienza, io sono un membro dell’Osservatorio nazionale per la gestione della sicurezza delle persone con esigenze speciali all'interno del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, con cui abbiamo sviluppato diverse esperienze e progetti proprio per risolvere le situazioni di comunicazione in emergenza ordinaria e straordinaria. Abbiamo fatto anche dei sopralluoghi durante il terremoto del 2016 (Centro Italia) e tra le tante cose abbiamo sviluppato un’applicazione che si chiama “Help for All”, dove abbiamo inserito tutte le modalità di relazione con le persone con disabilità sia nel quotidiano che in emergenza, dando una prima informazione su come relazionarsi nel momento dell’emergenza, perché non è immediato. Io dico sempre che quando bisogna comunicare con una persona sorda la cosa fondamentale è mettersi davanti e parlare scandendo lentamente le parole, senza urlare, non storpiare le parole, non parlare in dialetto e soprattutto mantenere la calma, perché molto spesso voi perdete la pazienza al primo “non ho capito”, oppure se persona con disabilità uditiva segna (usa la lingua dei segni). La prima cosa da fare è quindi dare attenzione alla persona, ascoltarla.
Quali attività potrebbero essere sviluppate in tempo di pace per permettere alle persone sorde e ai soccorritori di gestire meglio un’emergenza?
Sia attraverso l’Osservatorio ma anche attraverso altri percorsi come “Disabilità in emergenza”, dove ho collaborato con l’architetto Elisabetta Schiavone, che ha coordinato il progetto all’interno dell’ascolano e abbiamo sviluppato anche con l’Osservatorio dei percorsi di formazione perché è importante che ci sia la formazione sia per il soccorritore che per il cittadino, non solo per la persona con disabilità uditiva, ma è importante che tutti siano preparati in caso di situazioni straordinarie, dobbiamo sapere come comportarci. Quindi è importante sviluppare percorsi e progetti dedicati di sensibilizzazione o di preparazione anche nelle situazioni ordinarie perché l’emergenza possiamo averla tutti i giorni, quindi dobbiamo già partire con la cultura della prevenzione e della sicurezza inclusiva perché la sicurezza dovrebbe far parte della nostra vita quotidiana nel senso che siamo i primi a doverci mettere al sicuro.
L'intervista a Consuelo Agnesi sul tema progettazione inclusiva e accessibilità è disponibile nella versione integrale e sottotitolata sul nostro canale youtube Abili a proteggere.
Niente di Speciale è la sezione del sito dedicato alle interviste della redazione Abili a proteggere, perché non esistono bisogni speciali ma specifiche necessità.
Grazie a Consuelo Agnesi per la disponibilità, per l'ironia che ci ha regalato e per la squisita collaborazione dimostrata.