I documenti dell’Unione Europea parlano di promuovere politiche per l’inclusione in una società dove le aziende, informatizzando gran parte dei processi produttivi, intendono le risorse umane una delle leve principali della competitività. Il lavoro costituisce per l’individuo una forma, forse la principale, di socializzazione e di piena integrazione nella società. Una persona con disabilità oggi può inserirsi a pieno titolo, da protagonista, nel mondo del lavoro? Il mondo della cooperazione può contribuire all’affermazione di questo diritto costituzionale? La Pubblica Amministrazione può giocare la sua parte in questa sfida?
La ricerca “Abili a Proteggere” tenta di rispondere a questi interrogativi proponendo un’esperienza di successo potenzialmente replicabile: il progetto di inserimento di persone con una disabilità superiore al 45%, realizzato dalla Cooperativa Sociale Europe Consulting ONLUS presso l’allora Servizio Stampa e Informazione del Dipartimento della Protezione Civile. La ricerca si articola in tre parti.
Nella prima parte, tratta l’evoluzione del concetto di disabilità e si sofferma a lungo sulla classificazione ICF (International Classification of Functioning Disability ) e sulle implicazioni di questo nuovo approccio sulle politiche di inclusione lavorativa. Sulla base di questa classificazione, la ricerca muove dall’assunto che non esiste una categoria di normalità, e soprattutto non sono le condizioni fisiche ad impedire un pieno e reale inserimento delle persone disabili, bensì quelle sociali, su cui comunque si può e si deve intervenire. Ogni persona, infatti, nella propria vita, può trovarsi in condizioni fisiche o psicologiche che la rendono non più abile al ruolo che era abituata a svolgere. I principi affermati con l’ICF rappresentano la base del progetto che viene studiato: dei lavoratori non è stata considerata la disabilità, ma al contrario l’abilità alle mansioni previste, in un ambiente reso appositamente più favorevole. Senza la pretesa di offrire un quadro esaustivo sull’inserimento lavorativo dei disabili in Italia, già ampiamente analizzato da numerosi studi, si sono evidenziati i provvedimenti più significativi sottolineando la rivoluzione culturale compiuta in questi anni in tema di disabilità. Una panoramica sulla legislazione nazionale e regionale illustra le iniziative che il Parlamento ha assunto per assicurare ai cittadini disabili la piena partecipazione alla vita produttiva del Paese.
Particolare attenzione è dedicata alle convenzioni previste per facilitare l’assunzione di lavoratori disabili, attraverso accordi specifici tra imprese e cooperative sociali, il cui ruolo di facilitatore nel processo di inclusione viene ampiamente riconosciuto.
Nella seconda parte, la ricerca entra nel vivo del caso di studio: approfondisce il ruolo cardine della cooperativa sociale nella progettazione e nella gestione degli inserimenti e analizza con attenzione i vari passaggi del progetto, dall’elaborazione dell’idea alla selezione mirata, fino all’opera imprescindibile del tutor della Europe Consulting ONLUS, che ha accompagnato i lavoratori sin dalla formazione. Si è scelto di privilegiare le testimonianze dei protagonisti e, attraverso un questionario, si sono rilevati quei fattori, dalle modalità specifiche di implementazione del progetto alle condizioni ambientali, che hanno reso l’inserimento dei lavoratori disabili nel Servizio Stampa e Informazione un modello.
Dall’esperienza descritta vengono astratti tre ordini di elementi: strutturali, strategici e relazionali, che costituiscono i punti chiave del percorso e, conseguentemente, del modello che la ricerca vuole proporre. La tesi di fondo, infatti, intende sostenere la replicabilità di questa esperienza di successo, se si riescono a combinare gli elementi che la caratterizzano: soprattutto la sinergia tra una Pubblica Amministrazione desiderosa di affrontare la sfida al di fuori delle mere questioni delle quote d’obbligo, e una cooperativa sociale pronta ad investire il proprio know how specifico sui temi del lavoro e della disabilità.
Nell’ultima parte della ricerca Abili a Proteggere, grazie all’intervento dell’architetto Alfredo Sodano, lui stesso disabile, che studia specificamente la questione dell’accessibilità, la ricerca affronta un aspetto chiave dell’intera questione. Un ambiente costruito accessibile, infatti, è la chiave per una società basata su pari diritti e garantisce ai suoi cittadini la piena autonomia e i mezzi per perseguire una vita attiva sia sociale che economica.
La ricerca è arricchita da un interessante contributo di Giovanni Bastianini, studioso e collaboratore del Dipartimento, che analizza con grande lucidità il rapporto tra disabilità e cittadinanza, rappresentando lo sbilanciamento che tale rapporto provoca nella società contemporanea, completamente orientata al successo del singolo, rispetto ad un modello che assicuri una cultura civile alla convivenza dei cittadini.
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