Accessibilità digitale delle persone con disabilità: ci si prepara a un passo importante. Si parla sempre di più di intelligenza artificiale, chatGPT, machine learning, scoperta di nuovi farmaci, generazione di testi, immagini, video, con mirabolanti impatti sulla società. Eppure, oggi molti non hanno accesso alla rete e non tutti hanno ancora chiara la differenza fra un sito web e una mail.
Il Digital Economy and Society Index- riportano i media- cerca di misurare la situazione nei paesi europei mettendo in evidenza i numeri utili ad approcciare il tema dell’accessibilità digitale, che coinvolge le persone con disabilità. Così come l’accessibilità fisica è la possibilità di accedere a luoghi, spazi, edifici, l’accessibilità digitale è la possibilità di accedere ai contenuti proposti da app, siti web, documenti, servizi, software, hardware.
Il 73% delle persone con disabilità non riesce a completare una “transazione di base” su più del 25% di siti web visitati. Alcune tra le cause sono: incompatibilità con lo Screen-Reader (strumento che usano le persone cieche e ipovedenti per navigare); incompatibilità con la navigazione da testiera (per chi non può usare il mouse, al limite chi comanda il pc con le palpebre perché immobilizzato), esclusione di persone con disabilità cognitive (a causa della complessa struttura dei siti, o per l’uso di font e colori non adeguati) e l’esclusione di chi è soggetto a crisi epilettiche (provocate da alcune particolari tipologie di luce).
E ancora: l’Italia è stata pioniera nella legislazione sull’accessibilità. Il 5 maggio 2003, alla Camera dei deputati, dagli onorevoli Campa e Palmieri è stata presentata (ndr) una proposta di legge per l’accesso alle fonti d’informazione e agli strumenti tecnologici, come diritto di ogni persona; il 9 gennaio del 2004 la proposta diventa la legge n. 4, detta “Legge Stanca”, poi modificata e aggiornata dal Decreto legislativo n. 106 del 2018, con cui L’Italia ha recepito la Direttiva UE 2102 del 2016 (Web Accessibility Directive - Wad) per migliorare l’accessibilità di siti web e app nel settore pubblico di ogni Stato membro.
Cosa accadrà nel 2025
Dal 28 giugno 2025 in Italia entrerà in vigore la direttiva Ur 2019/882 sui requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi dei paesi membri, sia pubblici sia privati. Tutti i siti dovranno essere accessibili: home banking, servizi pubblici, e-commerce, documenti digitali (contratti, fatture, referti medici, moduli compilabili, manuali, estratti-conti bancari). Saranno sempre più rari i casi di una persona cieca e ipovedente che non riesca a prenotarsi un biglietto per un concerto, o un aereo, o che non riesca a trovare un documento indispensabile per la sua vita di cittadino. In caso di irregolarità sono previsti provvedimenti specifici: sanzione amministrativa, ritiro del prodotto dal mercato, oscuramento del sito o dell’app.
Gli esperti negano che i siti accessibili siano necessariamente più brutti e più costosi. Al contrario, hanno risvolti positivi, anche da un punto di vista commerciale, poiché sono in grado di raggiungere un pubblico più ampio, su ogni device, senza barriere, fattore che li rende più indicizzabili dai motori di ricerca.
In questo senso la nozione di accessibilità- prosegue il focus- non riguarda soltanto la disabilità. Nel mondo: l’ 1% ha bisogno di una sedia a ruote (circa 70 milioni), il 2,6% ha una disabilità intellettiva, 6% è sordo o soggetto a perdita dell’udito, 17% cieco o con disabilità visive (cioè circa 1 miliardo di persone), a cui si aggiungono le disabilità transitorie (un arto rotto, interventi chirurgici, incidenti vari, malattia) o difficoltà dovute all’invecchiamento. In generale nelle statistiche s’intendono disabilità fisiche (ciechi, ipovedenti, audiolesi, difficoltà cognitive, difficoltà nell’uso delle mani), ma fra i beneficiari dell’accessibilità si aggiunge anche chi non ha familiarità con la lingua, in situazione di “gap culturale”, oppure chi usa una tecnologia di navigazione non usuale o con capacità ridotte.
L’accessibilità è un concetto ampio, che non comprende solo la disabilità fisica o intellettiva come comunemente s’intenderebbe ma anche la mancanza di conoscenza relativa ai dispositivi digitali e al loro utilizzo.
Essere accessibili significa essere inclusivi: fornendo accesso e possibilità di comprensione e utilizzo a ogni persona; favorendo l'autosufficienza, la partecipazione e la collaborazione fra le persone, l’intera comunità vive meglio e ne beneficia la consapevolezza di ogni cittadino.
Quest’articolo- si legge- è tratto dalle presentazioni che Alessandra Savio (di AccessiWay) e Paolo Berro (presente il 5 maggio 2003 alla presentazione della proposta di legge) hanno esposto al Digital Ethics Forum, due giorni di conferenze e dibattiti, il 22 novembre presso il CSI Piemonte a Torino e il 23 novembre a Palazzo Bomben a Treviso. Il Forum, alla quinta edizione, è organizzato da Sloweb, associazione che promuove l’uso responsabile degli strumenti informatici per un web più sicuro, libero, equo ed etico. Per chi interessato ai temi, ora le conferenze sono ascoltabili sul canale YouTube di Sloweb.
Fonte: Superabile INAIL
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Link utili: Superabile INAIL, AccessiWay, Digital Ethics Forum, Stanca n 4 del 9 gennaio 2004, D. L. del 10 agosto 2018 n 106, Direttiva UE 2102 del 2016 Web Accessibility Directive - Wad, direttiva Parlamento Europeo 2019/882