Guerra Ucraina e disabilità. Nella grande tragedia della guerra in Ucraina la sofferenza è ovunque, sui volti di chi fugge e sui volti di chi rimane. In una situazione già di per sé drammatica, la condizione delle persone con disabilità è estremamente complicata: più difficile partire, più intensi i bisogni, più grandi le fragilità. Proprio le persone con disabilità vivono negli scenari di guerra la maggior condizione di vulnerabilità, ritrovandosi spesso senza i servizi e i supporti necessari a salvare la propria vita.
Sono 2 milioni e 700mila le persone con disabilità in Ucraina secondo l'European Disability Forum e molte fino al mese scorso vivevano negli istituti. Di queste persone oggi è difficile conoscere la sorte, perchè di molte di esse si stanno perdendo le tracce. L’Edf evidenzia inoltre alcuni aspetti critici nella gestione dell’aiuto e dell’assistenza, dalla mancanza di servizi accessibili alla difficoltà di accesso alle cure mediche, fino alla mancanza di alloggi accessibili.
Informazioni e supporto per chi fugge dal conflitto e per chi si occupa di accoglienza. L’iniziativa si propone come uno strumento di informazione, supporto e orientamento rivolto alle persone in fuga dalla guerra e di sostegno verso tutti coloro che, in questi giorni, sono impegnati nella difficile opera dell’accoglienza.
Quattro aree tematiche. L’iniziativa, moderata dalla giornalista Antonella Patete, è stata introdotta dai saluti istituzionali della dirigente Inail Alessia Pinzello e dal direttore del Contact center SuperAbile Inail Giovanni Sansone. L’incontro ha visto la partecipazione di personalità e addetti ai lavori del mondo del giornalismo, delle associazioni e del terzo settore. Quattro le aree tematiche affrontate:
L’azione della Protezione Civile. Titti Postiglione, Vice Capo Dipartimento Protezione Civile, ha sottolineato in primis lo sforzo che sta facendo il Sistema in questa fase nel non limitarsi ad una prima assistenza, ma nel garantire una vera e propria accoglienza. Pur confrontandoci oggi ancora con numeri gestibili, "sappiamo che da un momento all’altro la situazione può evolvere anche in maniera più drammatica e quindi chiaramente i numeri possono avere una dimensione completamente diversa. A fronte di questo ci dobbiamo attrezzare e per attrezzarci dobbiamo partire da un'operazione molto semplice che è una mappatura, dobbiamo innanzitutto capire bene oggi chi è accolto e dove". Inoltre, ritiene che la cosa più importante da fare in questo momento sia "fare rete tra tutti coloro che si occupano di disabilità: è opportuno che questi diversi soggetti, istituzioni e mondo della società civile mettano a disposizione le informazioni che hanno e diventino parte di un sistema unico informativo che ci consenta anche di individuare eventuali criticità". La VCD ritiene che soltanto grazie ad una piena sinergia tra diversi soggetti si riesca a fare un’azione realmente efficace, partendo dalla mappatura delle situazioni attuali e costruendo una rete di supporto pieno, con un’attenzione particolare ai caregiver. Bisogna puntare ad un modello nuovo di accoglienza diffusa promuovendo l'integrazione e la socialità nelle comunità che accolgono. "Partendo dai temi bisogna poi però trovare delle soluzioni. Questo Paese con provvedimenti importanti ha scelto una strada con degli elementi di novità importanti, innanzitutto questo rafforzamento di una partnership forte tra pubblico e privato quindi tra le istituzioni e il terzo settore, il privato sociale, la nostra società civile in un rapporto che è innanzitutto e prioritariamente un rapporto di fiducia."
L’impegno delle Federazioni Fish e Fand. Il presidente della Fish, Vincenzo Falabella, ha ricordato la richiesta immediata di aprire corridoi umanitari per le persone con disabilità e il fatto che durante gli interventi in situazioni di emergenza proprio la disabilità rischi di essere dimenticata. "Noi dobbiamo andare in Ucraina per garantire e rispondere quanto prima ai bisogni essenziali dei nostri fratelli e sorelle ucraini". “C’è da considerare che le persone con disabilità ucraine sono abituate a vivere in istituto, quindi una volta giunte in Italia non sono pronte ad essere accolte presso singole abitazioni: vivono quindi momenti di difficoltà e di potenziale conflittualità che va arginata con figure professionali con interpreti e mediatori culturali”. L'organizzazione non è facile, considerando anche che “abbiamo appena vissuto e continuiamo a vivere con la pandemia” e con “il 70% degli ucraini che non è coperto da vaccinazione”. Il presidente Falabella ha sottolineato, infine, l’importanza del lavoro del terzo settore in collaborazione con le istituzioni.
Il presidente della Fand, Nazaro Pagano, ha evidenziato come l’intervento armato deciso dal Cremlino “farà soffrire tutti, perché anche i russi dovranno fare i conti con un aumento delle persone con disabilità che rientreranno in patria alla fine della guerra” e ha posto in evidenza il “dovere morale” dell’aiuto e dell’accoglienza. “La nostra rete associativa ha cercato di attivare i primi aiuti in territorio ucraino, inviando risorse, cibo, ausili, beni di prima necessità, e stiamo cercando di individuare e di raccogliere i bisogni specifici della popolazione, lavorando per l’accoglienza in Italia”. “Quando il conflitto finirà ci troveremo di fronte al tema della ricostruzione della nazione ucraina, e cercheremo, nel pieno rispetto e senza prevaricazione, di sollecitare interventi che si orientino verso una de-istituzionalizzazione della società e quindi verso la costruzione di una società inclusiva”.
Fonte: Redazione, SuperAbile
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