Abili a proteggere ha intervistato il 21 maggio Emilio Garau, presidente dell'Associazione Nazionale Volontari protezione Civile PROCIV ITALIA. Durante l’emergenza sanitaria i volontari dell'associazione Prociv Italia, oltre alle consuete attività di Protezione Civile, hanno svolto iniziative a sostegno delle comunità locali come la consegna a domicilio di farmaci e beni di prima necessità per tutte le persone più fragili e aiuti alle famiglie, come la passeggiata con le persone con autismo.
Quali richieste più frequenti avete ricevuto dalla popolazione e da quale fascia di popolazione?
Purtroppo l'emergenza ha toccato un po' tutti, compresi i nuovi poveri, che purtroppo a causa dell'emergenza sono rimasti senza un lavoro, sono andati in cassa integrazione e, con i ritardi che ci sono stati, abbiamo riscontrato molte difficoltà. Tra le categorie fragili coinvolte, anche le persone con disabilità di varia natura, che a causa del lockdown sono stati privati delle semplici terapie giornaliere piuttosto che dell'uscita quotidiana, che per i ragazzi autistici ha comportato non pochi problemi. Ci sono state delle squadre che si sono occupate degli anziani, perché specializzati in quel settore, altre, compresa la nostra, hanno operato a 360 gradi dando priorità proprio alle categorie più vulnerabili, come le persone con disabilità.
Quale è stata la vostra attività sul campo?
L'attività sul campo è stata, oltre ai lavori richiesti dagli enti pubblici come il Dipartimento (della Protezione Civile), le Regioni o i vari C.O.C., quella di aiutare e supportare le famiglie secondo le loro specifiche esigenze, anche assumendoci responsabilità per esempio nel far fare la passeggiata alle persone autistiche nei pressi della propria abitazione, aiutare la persona anziana e con disabilità al reperire la spesa quotidiana, bisogni che in una situazione normale sono gestibili, ma che vengono amplificati in una situazione di emergenza. Anche il solo fatto di stare insieme e scambiare quattro chiacchiere, seppur stanchi, strappava a queste persone un sorriso sotto la mascherina, che lo vedi attraverso il profilo degli occhi: per noi è la cosa più gratificante che poteva esserci in questi giorni.
Eravate preparati a rispondere alle necessità delle persone con disabilità?
Il gruppo che presiedo in Sardegna ad Assemini è formato da circa 30 persone, poi a livello nazionale ne ho tanti altri, ma proprio in Sardegna tanti volontari lavorano a supporto delle persone con disabilità, sono OSS (Operatore socio-sanitario), infermieri, medici, psicologi. Quindi essendo la nostra professione, è stato facile anche perché alcune persone che abbiamo assistito li avevamo in cura prima dell'emergenza nell'ambito lavorativo, quindi ci hanno visti anche in un'altra veste, non con il camice, ma con la divisa della protezione civile e questo è stato veramente bello. Molte volte il contatto fisico con loro è stato inevitabile, non possiamo negare un abbraccio a un bambino con sindrome di down piuttosto che a un autistico che ti viene incontro.
Si sente di dare qualche consiglio per affrontare al meglio questa fase successiva dell'emergenza?
Dare consigli è difficile, l'unica cosa che mi sento di dire è di non abbandonare queste persone, che hanno necessità dell'aiuto totale dell'intera comunità in tutti i momenti, non trascuriamoli. Adesso si avvicina l'estate, un po' tutti noi anche per egoismo pensiamo ad andare al mare, ma non dimentichiamo che ci sono queste persone che a causa di quest'emergenza in corso probabilmente quel mare quest'anno lo vedranno molto di rado, evitiamo qualche volta di andarci e stiamo con loro e magari riusciamo a essere gratificati maggiormente.
Questa emergenza ci ha lasciato un insegnamento?
Un insegnamento enorme l'ha dato non tanto a noi, che con la nostra età eravamo abituati tanti anni fa ma probabilmente ce lo siamo scordati nel tempo, quanto ai nostri piccini: il valore della famiglia, di stare a casa, di parlare con i propri genitori anziché usare il telefono con whatsapp o altri social che portano lontani e non portano conversazioni e comunicazione all'interno della casa. Poi riscoprire le cose che davamo per scontato, anche le piccolezze in tempi di privazione sono diventate preziose, come per esempio, specialmente nei primi momenti dell'emergenza poter mangiare la pizza quando non si trovava nulla, anche una semplice pizza era una montagna da trovare. Sono queste le piccole cose, la riscoperta delle piccole cose che davamo per scontate.
L'intervista è disponibile nella versione integrale e sottotitolata sul nostro canale youtube Abili a proteggere. Niente di Speciale è la sezione del sito dedicato alle interviste della redazione Abili a proteggere, perché non esistono bisogni speciali ma specifiche necessità.
Ringraziamo Emilio Garau, presidente di PROCIV ITALIA, per la cortese collaborazione e disponibilità dimostrate.
Articoli e interviste correlate:
Link utili: ProcivItalia