La redazione di Abili a proteggere ha incontrato a Roma, nella sede dell'associazione Anffas, Associazione Nazionale di Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, la dott.ssa Roberta Speziale, responsabile dell'area relazioni istituzionali, advocacy e comunicazione di Anffas per ascoltare il punto di vista delle associazioni che rappresentano le persone con disabilità e approfondire uno strumento di comunicazione che potrebbe essere di grande aiuto nell'informazione e comunicazione di protezione a tutti i cittadini. Psicologa, da diversi anni impegnata sui temi delle disabilità intellettive, è formatrice nazionale sulla metodologia del linguaggio facile da leggere e da comprendere, avendone contribuito all'adattamento in Italia. Pubblichiamo di seguito alcuni punti focali dell'intervista alla rappresentante dell'Anffas.
Che cos'è il linguaggio easy to read?
Il linguaggio easy to read, che noi abbiamo tradotto in italiano con linguaggio facile da leggere e da comprendere, è uno strumento utile per garantire l'accesso all'informazione e anche alla formazione delle persone con disabilità, in particolare quelle persone con disabilità intellettive e più in generale con disturbi del neurosviluppo. Si tratta appunto di uno strumento che consente di semplificare il linguaggio, le informazioni, per fare in modo che le persone con disabilità intellettiva possano avere accesso ai contenuti che sono a disposizione di tutti gli altri cittadini su qualunque tema, su qualunque argomento. È uno strumento molto innovativo ed inclusivo poiché prevede per la sua realizzazione proprio il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle stesse persone con disabilità intellettive che vengono formate, che diventano quello che noi chiamiamo lettori di prova, cioè persone che verificano l'accessibilità sui documenti e che partecipano molto attivamente anche alla scelta dei temi, degli argomenti da trattare, del modo in cui organizzare i documenti e i materiali. Il linguaggio facile da leggere può essere utilizzato non soltanto per i documenti scritti, ma anche per le informazioni audio e video, per le informazioni web e può essere utilizzato per rendere accessibile la formazione delle persone con disabilità intellettiva anche in maniera inclusiva. Organizziamo dei momenti formativi in cui sono presenti persone con disabilità intellettiva e senza disabilità intellettiva, che insieme lavorano utilizzando gli stessi strumenti attraverso una modalità di presentazione delle informazioni più semplice e che rispetta una serie di regole, di standard che sono quelli che sono stati definiti da parte di Inclusion Europe, un'organizzazione che raggruppa associazioni che si occupano di disabilità intellettiva in tutta Europa e grazie a una serie di progetti europei ha realizzato delle linee guida e quindi degli standard che ci consentono di lavorare utilizzando lo stesso metodo e lo stesso modello. Anffas, grazie al progetto Pathways 2, che è stato realizzato qualche anno fa, ha tradotto e adattato in lingua italiana queste linee guida e oggi appunto vengono utilizzate nel nostro Paese da un gran numero di persone che si occupano di accessibilità per le persone con disabilità intellettive.
Questo linguaggio può essere utile anche ai fini di protezione civile?
Assolutamente sì. Le persone con disabilità intellettiva sono spesso escluse da tutta una serie di informazioni fondamentali proprio per quello che è la loro sicurezza e quindi dare informazioni alle persone con disabilità intellettiva che siano comprensibili da parte loro, adeguare anche le segnaletiche, gli ambienti in cui vivono, prepararle adeguatamente a cosa fare quando si verifica un'emergenza, a chi rivolgersi, come comportarsi. Sicuramente è una cosa che può fare la differenza e credo anche possa salvare delle vite o comunque prevenire in maniera importante una serie di rischi. Purtroppo oggi ancora abbiamo tanto lavoro da fare da questo punto di vista, spesso le persone con disabilità intellettive e più in generale le persone con disturbi del neurosviluppo, ad esempio i disturbi dello spettro autistico, sono spesso escluse anche da queste opportunità educative. Non hanno informazioni, rischiano non solo di essere in una situazione di maggiore pericolo rispetto agli altri ma anche di complicare ulteriormente anche quelle che possono essere le operazioni di soccorso e di essere lasciate da parte anche in quel caso.
La vostra associazione ha mai pensato di sviluppare iniziative specifiche per quanto riguarda la pianificazione in emergenza?
La nostra associazione opera su più fronti sia a livello nazionale che a livello territoriale, da una parte siamo molto attivi nel campo dell'advocacy quindi della tutela dei diritti, abbiamo collaborato con una serie di soggetti tra cui anche il Dipartimento della protezione civile, abbiamo realizzato anche delle linee guida in collaborazione con i Vigili del fuoco nel 2001, abbiamo collaborato in un'ottica anche di sensibilizzazione quando vi fu il terremoto in Abruzzo nel 2009. C'è molta attenzione da parte nostra affinché le politiche innanzitutto tengano conto di questo diritto delle persone con disabilità intellettive e tra l'altro è un diritto che oggi è sancito dalla convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità intellettiva, che dedica un articolo specifico, l'articolo 11, proprio a questo tema sia in campo nazionale ovviamente sia poi in tutto quello che è il campo della cooperazione internazionale. Al tempo stesso noi ci muoviamo sul campo quindi con esperienze concrete di lavoro alcune nostre strutture associative stanno sviluppando dei percorsi per rendere tutte le segnaletiche e le misure per la sicurezza e la gestione dell'emergenza accessibile ad esempio nei luoghi che le persone con disabilità frequentano. C'è un'esperienza molto bella di Fondazione Comunità La Torre di Rivarolo Canavese in provincia di Torino, dove le stesse persone con disabilità intellettiva, con un supporto di operatori formati all'utilizzo del linguaggio facile leggere hanno rivisto tutte le segnaletiche, i segnali di emergenza, tutto quello che riguarda la sicurezza lo hanno reso accessibile. Questo ha un doppio risultato, da una parte quello di rendere accessibile effettivamente il luogo in cui le persone vivono o che frequentano abitualmente e la possibilità di mettere a disposizione i materiali anche ad altre persone, dall'altro di coinvolgere le persone con disabilità intellettiva in un percorso di consapevolezza e formazione su questo tema. In questo momento siamo all'opera per fare in modo che queste esperienze divengano delle esperienze comuni.
L'intervista ad Anffas è disponibile nella versione integrale e sottotitolata sul nostro canale youtube Abili a proteggere.
Ringraziamo Roberta Speziale per la disponibilità che ci ha riservato e gli ottimi spunti, Daniela Cannistraci, Ufficio stampa, comunicazione e politiche sociali di Anffas per la collaborazione dimostrata.
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