Indicazioni per la gestione di una emergenza in presenza di persone con disabilità anche temporanea

In fase di elaborazione di un piano di emergenza vanno considerate con particolare attenzione tutte quelle problematiche connesse con la gestione di situazioni in cui potrebbero essere coinvolte persone disabili
persone che camminano in fila nella galleria di una metropolitana per gestione di una emergenza

Gestione di una emergenza in presenza di persone con disabilità. Per far fronte a queste circostanze saranno di seguito proposte le modalità ritenute più efficaci per affrontare quelle categorie di disabilità in cui può essere più facile imbattersi, ovvero disabilità motorie, sensoriali, cognitive. Non va peraltro dimenticato che in condizione di emergenza qualsiasi persona potrebbe non essere in grado di rispondere correttamente, adottando, di fatto, comportamenti ascrivibili a condizioni transitorie di disabilità.

Affinché un operatore incaricato di affiancare persone in queste circostanze possa dare un aiuto concreto, è necessario che sia in grado di comprendere le necessità di queste, anche in funzione del tipo di disabilità che presentano, e che sia in grado di comunicare un primo e rassicurante messaggio che specifichi le azioni basilari da intraprendere per garantire un allontanamento più celere e sicuro possibile dalla fonte di pericolo.

Misure riferite alla disabilità motoria

Ciò che si considera in questa circostanza è la possibilità di trasportare una persona da un luogo a un altro, oppure assisterla in caso di difficoltà. Nell’approccio alle tecniche da impiegare per la movimentazione di una persona con disabilità motoria è necessario considerare il grado di collaborazione che questa può fornire, secondo le seguenti due tipologie di azione:

  • Sollevamenti: ovvero spostamenti di tutto il peso del corpo;
  • Spostamenti: ovvero spostamenti di parti del corpo.

La prima risulta idonea nel caso di persone che siano totalmente incapaci di collaborare dal punto di vista motorio, anche in conseguenza di particolari patologie di carattere psichico che possono comportare una totale inabilità motoria. In queste circostanze è necessario essere in grado di garantire un corretto e sicuro espletamento della prestazione richiesta, senza peraltro compromettere l’integrità fisica dell’operatore; è quindi necessario:

  • Individuare in ogni persona tutte le possibilità di collaborazione;
  • Essere in grado di posizionare le mani nei punti di presa specifici, per consentire il trasferimento della persona in modo sicuro;
  • Assumere posizioni di lavoro corrette, che salvaguardino la schiena dei soccorritori;
  • Essere in grado di interpretare le necessità della persona da affiancare e offrire la collaborazione necessaria.

La possibilità di collaborazione

Tentare di coinvolgere sempre e comunque la persona da aiutare incoraggiandola verso una collaborazione attiva, seppur nei limiti delle sue abilità, risulta la prima circostanza da considerare. Tale sollecitazione va rivolta alle sue risorse fisiche disponibili, più che a quelle perdute, affinché sia possibile:

  • Incentivare la persona a superare i propri limiti, cercando di infonderle fiducia nel superamento della situazione transitoria e proponendo una partecipazione attiva a tutte le operazioni che la riguardano;
  • Facilitare il lavoro del soccorritore proprio attraverso il meccanismo della collaborazione, facendo risparmiare sforzi eccessivi e talvolta infruttuosi.

Punti di presa specifici

Nel trasporto è necessario porre particolare attenzione a non sottoporre a trazione le strutture articolari (potrebbero determinare conseguenze nocive) e prevenire eventuali compressioni digitali (potrebbero risultare dolorose) appoggiando tutta la mano, in modo da ripartire omogeneamente la sollecitazione e offrire una migliore presa globale. I punti di presa da preferire sono i seguenti:

  • Il cingolo scapolare (complesso articolare della spalla)
  • Il cingolo pelvico (complesso articolare di bacino e anche)
  • Il più vicino possibile al tronco.

Tra le tecniche più appropriate la cosiddetta "presa crociata" è quella che meglio coniuga le necessità connesse con la sicurezza nella presa con il benessere del soccorritore ( ne salvaguarda la schiena). In questa circostanza l’operatore:

  • Posiziona le braccia del paziente davanti al tronco, flettendogli i gomiti e incrociando gli avambracci;
  • Entra con la mano sotto la scapola e prosegue fino ad arrivare all’avambraccio, che afferra in prossimità del gomito;
  • Tira verso l’alto l’intero complesso braccio-spalla della persona da soccorrere, sollevando in questo modo tutto il tronco dello stesso.

Nel caso di un solo operatore questo si posiziona alle spalle della persona da aiutare per intraprendere le azioni appena descritte: l’applicazione della tecnica di presa permette anche di contenere il movimento delle braccia che, altrimenti, potrebbero arrecare disturbo al trasporto. Nel caso di due operatori, questi si posizioneranno a fianco della persona da aiutare e afferrando con la mano l’avambraccio. Fortemente sconsigliato risulta, infine, la cosiddetta tecnica di “trasporto del pompiere” o “trasporto alla spalla”, in cui la persona viene adagiata con il ventre sulla spalla dell’operatore, determinando una eccessiva pressione sul torace e sul ventre, con possibilità di traumi nel trasporto.

Posizioni di lavoro corrette

Per economizzare lo sforzo muscolare, nel contempo, prevenire particolari patologie a carico della schiena, è necessario operare seguendo alcune semplici regole generali:

  • Posizionarsi il più vicino possibile alla persona da soccorrere;
  • Lavorare flettendo le gambe per non caricare troppo la schiena;
  • Allargare la base di appoggio al suolo divaricando le gambe;
  • Il proprio corpo va sfruttato come contrappeso, in modo da ridurre lo sforzo muscolare attivo.

Offerta di collaborazione

Molte volte le persone che utilizzano sedie a ruote possono muoversi autonomamente fino al punto dov’è necessario affrontare dislivelli; in quest’ultima circostanza sarà sufficiente fornire l’assistenza necessaria per il loro superamento. L’azione dell’operatore consiste quindi nel semplice affiancamento, con dichiarazione della propria disponibilità a collaborare, senza imporre la propria presenza; in ogni caso dovrà assicurarsi che la persona completi l’esodo raggiungendo un luogo sicuro. Nell’approccio con persone che utilizzano ausili motori quali gruccia o bastone, per esempio, ma che sono capaci di muoversi in piena autonomia dimostrando di sapersi spostare da sole, un valido contributo può essere fornito anche offrendo la propria disponibilità ad accompagnarle fino a un luogo sicuro. Durante l’evacuazione una persona che utilizza ausili motori (gruccia, bastone, sedia a ruote, ecc.) potrebbe rallentare la velocità delle persone che seguono, inducendo situazioni di panico che potrebbero manifestarsi con il travolgimento di questa; in tal caso è possibile difendere la persona in difficoltà utilizzando il proprio corpo come uno scudo per impedire che sia travolta. In ogni caso risulta evidente la necessità che l’operatore impiegato nel soccorso concordi preventivamente con la persona da aiutare le modalità di trasporto ed evacuazione della stessa.

Tecniche di trasporto

a) Trasporto con un operatore

Il sollevamento in braccio è il metodo più idoneo per trasportare una persona quando non ha forza nelle gambe, ma è pur sempre collaborante, ma non si può considerare se il trasportato pesa molto meno di chi la trasporta. In tal caso è necessario far collaborare il trasportato stesso, invitandolo a porre il braccio attorno al collo dell’operatore che lo sta trasportando, in modo da alleggerire il peso altrimenti interamente scaricato sulle braccia.

b) Il trasporto con due soccorritori

Qualora la persona da trasportare pesi più dell’operatore, ma in ogni caso risulti collaborante, è necessario operare in due. In tal caso le azioni da compiere saranno le seguenti:

  • Due operatori si pongono a fianco della persona da trasportare;
  • Ne afferrano le braccia e le avvolgono attorno alle loro spalle;
  • Afferrano l’avambraccio del partner;
  • Uniscono le braccia sotto le ginocchia della persona da soccorrere e uno afferra il polso del partner;
  • Entrambe le persone devono piegarsi verso l’interno vicino al trasportato e sollevarlo coordinando tra loro le azioni per non far gravare in modo asimmetrico il carico su uno dei due;
  • Dopo aver sollevato la persona e cominciato il movimento di trasporto, è necessario effettuare una leggera pressione sulla parte superiore del corpo del trasportato in modo che lo stesso si mantenga il più verticale possibile sgravando, in tal modo, parte del peso delle braccia dei soccorritori.

Uno svantaggio di questa tecnica potrebbe manifestarsi affrontando un percorso in ambiti ristretti (scale o corridoi), ovvero tale da rendere difficoltoso il movimento. In questa circostanza va impiegata la tecnica descritta nel punto seguente.

c) Trasporto a due in percorsi stretti

Talvolta il passaggio da attraversare è talmente stretto che due persone affiancate non possono passare. In questa circostanza i due operatori si disporranno dietro e davanti la persona da aiutare; quello posteriore attuerà la presa crociata, mentre quello anteriore sosterrà la persona tra le ginocchia e i glutei. E’ comunque una tecnica da utilizzare con molta prudenza, in quanto il capo reclino potrebbe causare difficoltà respiratorie per la possibile occlusione delle vie aeree; è bene quindi limitarla ai soli passaggi critici.

d) Trasporto a strisciamento

Nel caso in cui l’operatore debba procedere in ambienti di altezza limitata, oppure disponga di poche forze residue, la tecnica del trasporto per strisciamento gli permette di scaricare sul pavimento gran parte del peso del trasportato.

e) Assistenza di una persona in sedia a ruote nello scendere le scale

Qualora sia necessario utilizzare le scale per far evacuare una persona in sedia a ruote, in funzione del numero di operatori disponibili potranno essere adottate più tecniche:

  1. Disponibilità di 1 operatore
  2. Disponibilità di 2 operatori
  3. Disponibilità di 3 operatori

Per favorire il trasporto lungo le scale di una persona con difficoltà, in condizioni sia ordinarie sia straordinarie, come una emergenza, sono stati recentemente introdotti nel mercato dei dispositivi progettati per agevolare l’evacuazione lungo le scale. Si tratta di vere e proprie "sedie di evacuazione", progettate per poter trasportare una persona lungo le scale, in discesa, muovendosi sugli apici dei gradini. Tali ausili, molto diffusi nei paesi anglosassoni, possono essere utilizzati con facilità anche da parte di una sola persona. Ovviamente possono essere impiegate  anche per aiutare persone che durante l’emergenza possono non essere più in grado, in conseguenza di un particolare stato emozionale, di muoversi autonomamente. Nell’evacuazione delle strutture World Trade Center, seguita al tragico attentato dell’11 settembre 2001, tali dispositivi sono stati utilizzati con successo.

Altre difficoltà

La gravidanza, soprattutto se in fase avanzata, può essere condizione di disabilità temporanea. In questa circostanza l’operatore si offrirà di accompagnare la donna sino all’uscita, con l’obiettivo di starle vicino per prestare, a bisogno, aiuto fisico e sostegno psicologico finché non avrà raggiunto un’area sicura di raccolta e non sarà stata sistemata in un posto caldo e sicuro. Se la persona da aiutare presenta problemi alla respirazione, derivanti da stress conseguente alla situazione, affaticamento, esposizione a piccole quantità di fumo o altri prodotti di combustione, ma anche condizioni fisiologiche proprie, l’operatore dovrà rimanerle vicino, anche per aiutarla a utilizzare eventuali prodotti inalati, quindi accompagnarla fino al luogo sicuro avendo cura di assicurarsi che altri operatori o soccorritori esterni se ne prendano cura. Nel caso di persone con problemi di tipo cardiaco l’assistenza si può limitare a una offerta di aiuto o affiancamento, poiché potrebbero disporre di una ridotta energia e richiedere frequenti momenti di riposo.

Misure riferite alla disabilità sensoriale

a) Tecniche di assistenza a persone con disabilità della vista

Nel prestare assistenza a persone con questo tipo di disabilità l’operatore dovrà porre in atto i seguenti accorgimenti:

  • Prima di entrare in contatto fisico con la persona, annunciare la propria presenza, cominciando a parlare con voce ben distinta e comprensibile fin da quando si entra nell’ambiente in cui questa è presente;
  • Parlare naturalmente, senza gridare, e direttamente verso l’interlocutore, senza interrompere una terza persona;
  • Descrivere bene l’evento e la reale situazione di pericolo;
  • Non temere di usare parole come “vedere”, “guardare”, o “cieco”;
  • Offrire assistenza lasciando che la persona vi spieghi di cosa ha bisogno;
  • Descrivere in anticipo le azioni da intraprendere;
  • Lasciare che la persona afferri leggermente il braccio o la spalla per farsi guidare (può scegliere di camminare leggermente dietro per valutare la reazione del corpo agli ostacoli);
  • Lungo il percorso è necessario annunciare, ad alta voce, la presenza di scale, porte e altre eventuali situazioni e/o ostacoli;
  • Nell’invitare un non vedente a sedersi, guidare prima la mano di quest’ultimo affinché tocchi lo schienale del sedile;
  • Qualora si ponesse la necessità di guidare più persone con le stesse difficoltà, invitatele a tenersi per mano;
  • Una volta raggiunto l’esterno, o lo spazio calmo, è necessario accertare che la persona aiutata non sia abbandonata a se stessa ma rimanga in compagnia di altri sino alla fine dell’emergenza.

Qualora si ponesse la necessità di assistere una persona con cane guida, gli accorgimenti saranno i seguenti:

  • Non accarezzare o offrire cibo al cane senza il permesso del padrone;
  • Quando il cane porta la “guida” (imbracatura) vuol dire che sta svolgendo le sue mansioni;
  • Se non volete che il cane guidi il suo padrone fate rimuovere la “guida”;
  • Accertarsi che il cane sia evacuato con il padrone;
  • Nel caso la persona da soccorrere chieda di badare al cane, questo va sempre tenuto al guinzaglio e non per la “guida”.

b) Tecniche di assistenza a persone con disabilità dell’udito

Nel prestare assistenza a persone con questo tipo di disabilità l’operatore dovrà porre in atto i seguenti accorgimenti:

  • Consentire al sordo una buona lettura labiale ponendosi a una distanza non superiore a un metro e mezzo;
  • Prestare attenzione affinché il viso sia illuminato in modo da permettere una buona lettura labiale;
  • Mentre si parla tenere ferma la testa e, possibilmente, mantenere il viso al livello degli occhi della persona sorda;
  • Parlare distintamente, ma senza esagerare, avendo cura di non storpiare la pronuncia (una buona lettura labiale si basa sulla pronuncia corretta);
  • Moderare la velocità del discorso (non parlare troppo in fretta);
  • Utilizzare frasi corte, semplici ma complete (non serve parlare in modo infantile, mentre è necessario mettere in risalto la parola principale della frase usando espressioni del viso in relazione al tema del discorso);
  • Se nel pronunciare nomi di persona, località o termini inconsueti, la lettura labiale diventa difficile, scrivere la parola in stampatello su un foglio di carta (se disponibile);
  • Descrivere le azioni da intraprendere utilizzando gesti.

Le regole di comunicazione appena esposte vanno utilizzate anche nei confronti di persone che usano protesi acustiche, poiché non sempre riescono a percepire perfettamente il parlato. Va infine considerata l’opportunità che il personale incaricato della gestione dell’emergenza possieda una conoscenza di base della Lingua Italiana dei Segni (LIS).

c) Misure riferite alla disabilità cognitiva

Al verificarsi di una emergenza le persone con disabilità di apprendimento possono avere difficoltà nel riconoscere o nell’essere motivate ad agire da parte di personale non specificatamente formato a tal proposito. Possono anche manifestare difficoltà nell’eseguire istruzioni piuttosto complesse, che coinvolgono più di una breve sequenza di semplici azioni.

In situazioni di pericolo possono inoltre esibire un atteggiamento di completa, parziale o nulla collaborazione con coloro che portano soccorso. Può infine accadere che a fronte di una situazione nuova e sconosciuta manifestino una reazione di totale rifiuto e disconoscimento del pericolo, che può sfociare in comportamenti aggressivi auto o etero diretti nei confronti di coloro che intendono prestare aiuto. In queste circostanze l’operatore deve mantenere la calma, parlare con voce rassicurante con il disabile, farsi aiutare da persone eventualmente presenti sul luogo e decidere rapidamente il da farsi. Il ricorso ad un eventuale intervento coercitivo potrebbe anche rappresentare l’unica soluzione per garantire il raggiungimento di un obiettivo prioritario quale l’integrità fisica della persona.

Il coordinamento con i soccorsi esterni

Nell’ambito della pianificazione aziendale dell’emergenza va considerato il coordinamento con gli organismi preposti al soccorso (vigili del fuoco, 118) anche per quanto concerne le necessità proprie di persone che potrebbero incorrere in difficoltà. In casi particolari, potrebbe addirittura risultare necessario coinvolgere preventivamente tali strutture.

Tra le tante condizioni, oltre a quelle che potrebbero emergere da una corretta valutazione dei rischi, vanno considerate:

  • Garantire la presenza di uno o più operatori che all’arrivo dei soccorsi esterni si pongano al loro servizio;
  • Saper fornire loro indicazioni in merito alla presenza di persone con difficoltà presenti nell’ambiente in cui si è verificata l’emergenza;
  • Saper indicare l’eventuale presenza dello “spazio calmo”.

Indipendentemente dal tipo di piano, l’aspetto più critico è che sia simulato con realismo e ben coordinato con gli enti locali di assistenza, fermo restando, ovviamente, il massimo coinvolgimento preventivo delle persone interessate.

Fonte: AFIS

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